Thursday, February 28, 2013

Haiku

Il Dojo

Ogni volta che manco
un tassello scomparso:
inseguo il sapere.

Saturday, February 16, 2013

Gravistelle

Quando esegui i Kihon (le basi del Karate), i Renraku (le combinazioni) e lo Yakusoku Kumite (lo sparring controllato ed alternato tra gli esecutori), molti di noi hanno paura dei buchi neri, definizione che ho volentieri ascoltato e carpito nello spogliatoio a fine lezione. 

La definizione di buco nero (black hole, originariamente chiamato dark star o black star), nel contesto della pratica del Karate, si traduce in una temporanea immobilizzazione della mente e delle associate funzionalità logiche che, a causa di diversi elementi tra loro combinati (quali: tensione, stanchezza, rigidità, mancanza della dovuta concentrazione, ossigenazione corporea), portano all'esecuzione non corretta (o alla non esecuzione) di un comando impartito durante una lezione o un esame. La paura di sbagliare è il catalizzatore che accende l'infernale mistura di agenti, e la mente va in blocco. Se la mente va in blocco, il corpo non può muoversi, e quindi si sbaglia: un circolo vizioso che è bene non riprodurre durante una lezione, durante un esame, durante la vita.

Gli astrofisici Mazur e Mottola, recentemente, hanno proposto la teoria delle gravastar (forse traducibili come gravistelle), che si differenziano dai buchi neri per la presunta esistenza di una crosta di materia iperdensa che racchiude una bolla sferica di energia oscura. Se volete maggiori ragguagli, chiedete a loro, non a me. Io abito a Casalotti.

La metafora delle gravastar - credo - si adatti meglio all'inceppamento che può capitare durante la pratica delle tre aree sopra nominate. Fuori rigido e iperdenso, dentro energia oscura. La denominazione  esatta di quello che è scorretto nell'esecuzione delle tecniche richieste.

Sto rimuginando da stamane su come evitare i buchi neri o le gravistelle. Poi mi sono rilassato, e ho pensato: forse non puoi completamente evitarle. Possono comunque essere presenti per fattori che dipendono da te, o da altri, o da imprevisti. Alle volte è la stanchezza che fa brutti scherzi. Alle volte l'emozione è una serie di falangi che ti stringono la gola. Credo sia più importante gestirle. Se sei preparato a ricevere un evento gravistellare, forse riesci a gestirlo, a non rimanere fermo come uno stoccafisso sotto calcestruzzo. Anzi, preparati per il peggio. I momenti gravistellari arriveranno comunque, e tu dovrai reagire e gestirli. Se non verranno, tanto meglio, ma credo sia meglio rimanere sul chi vive. 
Le gravistelle, durante un esame, dipendono da te. Nella vita, ahimè, possono dipendere da altri.



Thursday, February 14, 2013

Nando, il Karate e i cambiamenti

Nando è un ragazzo che lavora in un bar, vicino l'ufficio. Non credo che sia il suo vero nome, ma lo ha così riportato sulla maglietta personalizzata con il logo del datore di lavoro e con questo nome tutti lo chiamano, in allegria. 

Ha tratti somatici non europei, tra il medio e l'estremo oriente, e chiunque lavori nei paraggi lo conosce grazie alla sua efficienza e gentilezza. Non solo, lui riconosce tutti gli avventori del bar in questione grazie ad una prodigiosa memorizzazione dei loro gusti, abitudini, tic, compagnie ed altri dettagli utili ad una perfezione continua del servizio di caffè, cornetti (per gli amici al di là del Tevere: brioches), spremute e altri mezzi temporanei di sostentamento psicofisico.

Le sue qualità hanno del soprannaturale: dopo un rapido periodo di addestramento (1 - 2 settimane), appena varchi la soglia del locale di ristoro Nando ha già in macchina il tuo Normale/Decaffeinato/Al Vetro/Marocchino/Ristretto/Lungo/MacchiatoFreddo/MacchiatoCaldo/Schiumato/Già Bevuto. Il Dott. McGorman, dell'università di Los Angeles, lo sta studiando come esempio di capacità predittivo-telepatica congenita.
Una delle ipotesi è assumerlo nella mia (vostra) azienda, ma ha importanti controindicazioni: molte (troppe) persone si troverebbero senza lavoro grazie alla sua efficienza.

Eppure, due giorni fa, Nando (ebbene sì) ha sbagliato.

Mi sono avvicinato alla porta del luogo dove lavora ed immediatamente l'energia sconosciuta di cui è dotato l'ha messo al lavoro: arrivato al bancone mi ha servito un decaffeinato ed una spremuta d'arancia, l'accoppiata liquido-aeriforme che rende le mie prime ore di ufficio ancora più gradevoli. Io volevo semplicemente un tè, ma il suo sguardo costernato mi ha fatto sentire colpevole di tale variazione e ho consumato comunque l'ordinazione esotericamente captata nell'etere.

Nando, insomma, a volte non gestisce l'imprevisto.

Perché Nando? Qual è il busillis? E cosa c'entra con il Karate? 
Nando è un personaggio reale, e anche una metafora. Il punto da ricordare è proprio l'adattamento alle mutate condizioni: puoi essere mediocre, discreto, bravino, bravo o eccellente nella riproduzione meccanica di qualsivoglia attività o arte,  ma devi gestire il cambiamento con la stessa prontezza ed efficacia. Se non sei addestrato a farlo, sono guai.

Nel caso di Nando, una semplice ordinazione sbagliata. 
Nel Karate, può andarti molto, molto, molto peggio.

Monday, February 11, 2013

Ne basta una.

Chi è sfortunato, non ne ha trovata neanche una. Oppure non ha saputo o potuto accorgersi che passava a 3 millimetri di distanza, e ha perso l'occasione.

Chi è fortunato, ne ha trovata una. Forse a scuola, o durante le attività extra-scolastiche. In gruppo con gli amici. Da solo. Per caso, o fortemente cercata e poi trovata.

Chi nasce sul pianeta Fortunia, dove le occasioni da Gastone Paperone (Gladstone Gander) si susseguono con ritmi non sostenibili sul terzo sasso dal Sole, in genere ne ha incontrate molte. E in diverse parti e tempi della propria vita. E, vetta delle vette, pinnacolo dei pinnacoli, le ha trovate in tante discipline diverse, che hanno reso la vita del favorito dalla sorte un unico miscuglio di esperienze belle e sempre nuove.

Mi rendo conto, oramai da tanti anni, che faccio parte della terza categoria. Quella dei Gastoni Paperoni. Peraltro, Gastone Paperone (con buona pace del geniale Carl Barks) mi è stato sempre sui cogl antipatico a morte, poiché riteneva la sua fortuna connaturata al suo personaggio, e quindi sprezzante, distante e deus ex papero

Di cosa stiamo parlando? Di persone che ti trasmettono passione. Con gli occhi, con la loro maestria, con la capacità di coinvolgerti ed ispirarti a fare cose. A pensare. A spostare l'obiettivo sempre più distante, in maniera palese o inconscia.

Sono stato molto fortunato. Credevo che il Gastonismo fosse legato alla gioventù, ad una più fresca capacità di apprendere, ad una migliore disponibilità del tempo libero. E invece, quasi a cinquanta autunni, continuo a trovarne di nuove. Nell'avventura del Karate, nella scrittura, nella musica, nell'affrontare la vita. Se poi la Signora Fortuna riprenderà tutto con gli interessi, questo può essere ruotato nella categoria "Vuolsi così colà dove si puote ciò che si vuole, e più non dimandare". Ma non importa, va bene così.

L'importante - nella vita - è averne incontrata almeno una. 



Wednesday, February 6, 2013

Pensa obliquo.

La vita non è solo abbracci ed amicizie ed affetti. E' fatta anche di persone che ti vengono incontro - dirette - per colpirti o cercare di farlo, in modi visibili o meno. Con questa seconda categoria di mammiferi devi pensare obliquo. 

Andresti mai incontro - muso contro muso - ad un toro infuriato, ad un treno in corsa, ad un gigante ubriaco appena uscito da un Pub con la voglia di menar le mani?

Non credo, a meno che:

a) Il gigante ubriaco sei tu e ti stai guardando allo specchio.
b) Normalmente vai in giro con armature costruite in ghisa medievale.
c) Sei diretto discendente di Leopold von Sacher-Masoch.

Non hai scelta. O ti disintegri contro l'avversa forza motrice oppure pensi obliquo. Puoi utilizzare il Sabaki. E per le seguenti ragioni:

  • E' gratis: se lo utilizzi non sprechi energia aggiuntiva. Probabilmente la spenderà il tuo avversario per evitare le difficoltà dovute a imperfetta visione dell'opponente e posizione scomoda.
  • E' efficace: se riesci ad uscire - con un Sabaki - dall'area diretta di attacco ti ritroverai comunque in vantaggio, senza far capire molto alla persona con cui stai discutendo di Karate.
  • E' vantaggioso: puoi usarlo non solo sul tatami e nel Dojo, ma anche nella vita. Le persone che ti attaccano - nella vita - non sempre sono percepibili come tali. Spesso ti sorridono, e dietro hanno un bastone o un coltello. Spesso ti parlano in maniera confidenziale, a lasciar intendere che puoi fidarti di loro. Spesso aspettano un tuo passo falso per attaccare in maniera poco chiara.
Nei momenti di difficoltà, pensa obliquo. Utilizza il sabaki. 
Cerca di ricordarlo. 
Forse non ti restituirà il sorriso, ma potrà aiutarti ad evitare quel toro infuriato, quel treno in corsa, quel gigante ubriaco. E, più di tutti, quella forma di vita basata sul carbonio che trattavi amabilmente e che invece, dietro la schiena, nasconde un'arma di offesa.









Friday, February 1, 2013

Kihon, Renraku, Memoria e Magone


La memoria è un dispositivo prodigioso. 

Quando un ricordo ti abbisogna, vieppiù urgentemente, le query sul tuo database hanno bisogno del systems engineer di turno per risolvere i timeout di default  - che impietosamente sono già stati estesi grazie (!) all'età. 

Quando invece riesci a rilassarti per quei quattro o sette zeptosecondi, le query iniziano ad articolarsi con codice SQL, non conosciuto a priori, dove le select for update fluiscono come stormi di gabbiani che inseguono la Tippi Hedren nel famoso - e impossibilmente bello - film di Hitchcock. 

Per i non-informatici o gli odiatori dei nerds, il suddetto concetto può essere espresso come:
"la memoria funziona bene quando non ti serve".

E proprio in un momento di non urgenza il mio DB  - poco relazionale, sono un tizio riservato - ha tirato fuori un ricordo degli esercizi che si facevano a scuola, alle elementari. Rammentate? Si prendeva un quaderno con i margini e la virago maestra di turno ti imponeva di scrivere una ed una sola lettera. E si iniziava, con sbuffi e pazienza che si prendevano in giro l'un l'altra a scrivere

a a a a a a a a a a a

badando bene alla calligrafia, alla posizione della penna gialla uguale per tutti e soprattutto a non superare (MAI superare) il margine destro, altrimenti la matrona maestra toglieva un punto. I punti erano dieci, quando si beccava il sette erano lacrime amare. Anni dopo, per un sette avresti fatto cose da  chiamare Godzilla come avvocato penalista.

C'era il giorno delle a, poi quello delle b e così via.
Poi, quando una delle sinapsi (una delle ultime rimaste, sole survivor) ha funzionato come per un magico canto del cigno, ho capito il perchè di questi ricordi.

I Kihon.

Ogni a è un movimento ed una tecnica, ogni b è un altro, fino ad arrivare alla z. E poi le sillabe.

I Renraku.

Si scriveva ab ab ab ab ab ab senza MAI superare il margine destro. I Renraku come fondamentali combinazioni di fondamentali (consentitemi la ripetizione).

Kihon, Renraku. Le basi della scrittura del Karate. Quello che serve per andare avanti, studiare posizioni, tecnica, strategia, respiro, resistenza, e soprattutto spirito. Scriviamo lettere e combinazioni di lettere per anni, poiché solo dopo anni, e tanti, si può iniziare il vero studio del Karate.

Ho chiesto in giro. Sembra che i bambini di oggi (almeno, non tutti) non riempiano le pagine di letterine. Forse i più fortunati le digitano sul loro iPad.
Ho il magone. Non è la stessa cosa.