Saturday, December 31, 2011

Part of the Machine

Scrivo queste righe mentre indosso la mia maglia 3113 (strano numero, vero?) per partecipare alla 10K nel centro di Roma, riflettendo sulle considerazioni post-Mokuso dello scorso giovedì. La maggior parte delle volte, nella vita sociale (e, per i fortunati, nella vita professionale), ti senti come un ingranaggio - piccolo - con una singola funzione all'interno di una macchina più grande e complessa a tal punto di non riuscire a comprenderne l'utilizzo.
Ci sono delle volte, invece, in cui questo non avviene. Quando sei talmente fortunato da trovare e partecipare ad un gruppo che è molto di più della somma dei suoi partecipanti (cfr. Durkheim) non ti senti parte di una macchina. Sei un organismo che fa parte del gruppo, ma lo rappresenta.
Non credo sia una connotazione misticheggiante da supermercato della propaganda: è semplicemente realizzare che mi piacerebbe condividere questa fortuna con il tutto il mondo. Far parte di un gruppo coeso rende tutto più facile.
E oggi io correrò con il gruppo Shinseikai.
I miei obiettivi per il 2012?
Vivere, e far felice i miei affetti :)


Friday, December 23, 2011

Regression Testing

Si avvicina la fine dell'anno, e il genere umano ha deciso, nel corso dei secoli, che questo debba necessariamente significare qualcosa di speciale. La vita sembra continuare.

Lo spread si alza e si abbassa con tendenza verso la crescita, gli italiani continuano a lamentarsi più o meno di qualsiasi cosa, i gestori dei negozi continuano a non emettere scontrini, i guidatori di macchine mortali continuano a non rispettare etica e segnaletica stradale, i mangiatori continuano a parlare di cibo e cucina con la bocca piena, e gran parte della popolazione di questo paese che non riesco più a descrivere sembra non risvegliarsi da un torpore mentale, fisico e metafisico inoculato anni addietro da menti lungimiranti su un substrato culturale già pronto per l'anestesia.

Eppure, nello sfacelo dell'educazione civica e nei dimenticati corridoi dell'altrui rispetto mi piace scoprire - raramente, eppur succede - alcune gemme che mi fanno sperare in una minoranza attiva ancora viva e vegeta.

  • Un signore che ringrazia e sorride al mio goffo e tempestivo tentativo di forzare le porte dell'ascensore per permettergli di entrare.
  • Uno sguardo empatico da parte di un impiegato del supermercato subito dopo che una famiglia di primati mi ha letteralmente rullocompresso (e credo di essere pienamente visibile) con il carrello della spesa.
  • Il sorriso di un lavavetri che guarda il bipede torvo e annichilito rinchiuso nella sua quattroruote portaregali.
E poi, i miei affetti, le cose per cui vale la pena vivere. Lo sguardo dei miei figli piccoli (si fa per dire) dopo giorni di assenza. I loro occhi quando danzano al ritmo dei Nirvana orchestrati con violini parsimoniosi.

I miei amici, pochi ma buoni, poche parole e molte emozioni. Non c'è bisogno di descriverli. Anzi, si. Meravigliosi.

E, soprattutto, il mio santuario. Il mio rifugio. Il luogo dove scordo quello che ho appreso per ricordare quello che ho dimenticato. Il luogo dove la disciplina e la legge sono veramente uguali per tutti. Dove chi arriva in ritardo fa flessioni. E se il Maestro arriva in ritardo, fa flessioni doppie. Il luogo dove si entra tesi e si esce più pieni, più vivi, e forse migliori. Il luogo dove si studia difesa personale e anche difesa mentale personale.
Il Dojo.