Wednesday, September 14, 2011

Al Dojo.

  • Al Dojo vige la democrazia. Non conta un piffero nessuno. Lavorare e basta.
  • Al Dojo c'è un sano rispetto per chi ha studiato più di te.
  • Al Dojo, d'estate, è inutile asciugarsi dopo la doccia. Recentemente, negli spogliatoi, si è superato il limite teorico dell'umidità 100%, registrato attraverso Nomogramma di Herloffson.
  • Al Dojo, d'inverno, qualcuno si è lamentato (incautamente, ad alta voce) del freddo pavimento. Dopo le prescritte 80 flessioni seiken il pavimento ha cambiato improvvisamente le caratteristiche geotermiche.
  • Al Dojo non esistono perversioni, a parte le ricorrenti mani sui fianchi con annessa punizione e le sdraiate sui tappetini prima del comando. E, si, con annessa punizione.
  • Al Dojo, alle volte, si hanno le allucinazioni da mancanza di ossigeno. Ieri (era ieri? non ricordo bene...) mi è parso di vedere Giorgio Petrosyan, vestito con un gessato grigio, e valigetta rigida di pelle a corredo, che distribuiva sales brochures su centri benessere in Dalmazia.
  • Al Dojo ci si va nei giorni pari. E lo si sogna nei giorni dispari. L'altra notte, verso le 5 antimeridiane, mia moglie mi ha svegliato dicendo: "Facevi un rumore strano". Era un Kiai.
  • Al Dojo si sviluppa un orologio interno basato su martedì-giovedì-sabato. Nel malaugurato caso di salto lezione in uno di questi giorni, l'orologio impazzisce e vieni automaticamente resettato al 31 Dicembre del 1981.
  • Al Dojo vedi amici, colleghi, compagni di studio - ma in un'altra prospettiva. La fatica di inseguire un obiettivo in costante movimento genera unione, complicità, rispetto. Tranne Lorenzo, che sposta l'attenzione del Sensei dove non dovrebbe :).
  • Al Dojo si rispetta la natura e le stagioni. Per ogni stagione c'è un test. Il test del panettone, il test dell'uovo pasquale, il test delle fragole e quello delle castagne. Se non sei in forma, non passi il test. Se non passi il test, ti alleni fino a che non sei in forma. E così via. La vita è una ruota, e se non fai il test con il Sensei, fai il test con Tullio Senpai. E se non fai il test con Tullio Senpai, ti capita Mattia Senpai. Meglio rimanere in forma.
  • Al Dojo andrò domani, e, mutatis mutandis, stavolta non scorderò l'intimo di ricambio.
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Thursday, September 8, 2011

Impara a nascondere.

Puoi incontrarlo, magari tutti i giorni, durante il regolare svolgimento della tua attività, ma anche nei momenti di ferie o fancazzismo non pianificato. Al lavoro (Zeus, quanti se ne incontrano!). Nel fortunato tempo del tuo hobby preferito (forse ancor di più...). Quando te lo aspetti e - ovviamente - quando meno te lo aspetti (non c'è speranza, sai che potresti incontrarlo).

Ti trovi lì - esattamente dove sei, pacioso, camminando insieme al tuo bene - oppure da solo, quando devi e puoi riflettere su quello che accade. Oppure ti trovi là, quando hai appena sfiorato il triangolino del tuo lettore mp3 preferito per concederti una sana schitarrata urticante a volumi vietati dalla convenzione di Ginevra. O proprio laggiù, dove credevi di averla fatta franca.

Ti viene incontro baldanzoso, come il lupo di Leonida pregusta la preda, affilando i canini con la lingua in attesa che la caccia sia compiuta. I tuoi occhi vanno prima a sinistra, e poi velocemente a destra, non rilevando nascondiglio alcuno, né tattico anfratto, o neanche un dispositivo di occultamento scordato da un Predator durante l'ultima scampagnata estiva. Non puoi evitarlo, e cerchi una posizione laterale di uscita, anche se l'eucariota ha intuito il tuo movimento e squilla a 117 logaritmici decibel il suo saluto, di fronte al quale non hai possibilità di uscita.

E' proprio lui: il Fanfarone Importunus.
Classe: Mammalia
Ordine: Primates
Genere: Homo (ahinoi!).

Non fai in tempo ad ultimare la conviviale frase di saluto che il bipede attacca il gruppo elettrogeno collegato alla strumentazione vocale per inondarti di informazioni, infiorettate, sulla sua vita, sui suoi successi ed achievements-awards-trophies nazionali ed internazionali, con una rapida carrellata sulle raggiunte e consolidate meraviglie professionali (8 minuti e mezzo, con dettagli artistici sul percorso formativo e carriera), una dissolvenza incrociata sui successi musicali (circa 4 minuti, cinque dischi che variano dalla Sinfonica al Post-Punk-Crossover-Hardcore in compagnia di personaggi statuari che vanno da Von Karajan - da lui chiamato confidenzialmente Herbie - fino al figlio sconosciuto di Iggy  Pop), un'inquadratura con un dolly su considerazioni filosofiche proprie di una mente superiore amplificata dal prisma della grandezza sul rapporto tra successo e (suo) desiderio giovanile (interminabile, 13 minuti filati), e una botta di steadycam su attività collaterali come presenze a mostre e convegni sulla migrazione del Dodo, prefazione di 9 libri di case editrici mainstream ed indipendenti e  coda sui successi fuori dallo Stivale (non meno di 15 minuti percepiti).

Qualsiasi cosa tu abbia mai fatto nella tua misera, sporca, inutile vita, l'Importunus ha avuto la capacità di farla:
a) prima
b) meglio
c) documentandola appropriatamente con velleità artistiche a te sconosciute.

Dopo questa sbrodolata, durata più di 40 minuti (al ritmo di una imprecazione al minuto, mi sono guadagnato il posto da anima prava VIP sulla barchetta di Caronte), l'Importunus si ferma. Incredibile. Mi fissa con acquosi occhi appena tinti di fatica (il fanfaronismo stanca) e mi chiede:

"E tu? Fai l'informatico, no?".
Pausa.
"Si."

La pausa tra domanda e risposta mi lascia una sola parola in testa: il Karate. La disciplina. Imparare a nascondere la fatica. Imparare a nascondere il dolore, se possibile. Imparare a nascondere il proprio respiro: un respiro affannoso è chiaro indice di stanchezza, e quindi un'arma in più in mano all'avversario. Imparare a nascondere una postura non corretta (mani sui fianchi, testa che ondeggia verso il basso). Imparare a nascondere le parole che descrivono la propria esperienza per metterle in pratica durante un momento critico. Imparare a nascondere il proprio Ego. Carattere ed Ego sono due entità - talvolta - opposte.

L'Importunus si accinge al commiato (in effetti avrà molto da fare) e durante le fasi finali della sua autoreferenzialità mi consiglia di leggere il suo Blog.
Sogghigno di nascosto. Mi ha dato un buon suggerimento: non andrò a leggere il suo Blog ma scriverò un post sul mio mediocre taccuino digitale. Non sarà un gran che, ma sarà di aiuto per nascondermi fino alla lezione di stasera.






Thursday, September 1, 2011

Riflessi.

Inizia un nuovo Anno Accademico. Shinseikai. Che non è proprio come frequentare l'università per conseguire un titolo di studio. Probabilmente è proprio il contrario, frequentiamo il Dojo per conseguire uno studio del titolo, "Shinseikai" - una disciplina interiore ed un'arte marziale.

Sono passati due anni da quando credevo di non arrivare alla fine della prima lezione, e la sensazione non è cambiata granchè. Permane un giusto retrogusto reverenziale nei confronti della materia oggetto di studio, un rispetto senza pari dei tuoi compagni di avventure, di scoperte e di botte, la trasformazione fluida di Filippo da collega ad amico a Sensei, l'odore di fatica del Dojo, le zanzare-Kamikaze importate direttamente da Kyoto,  il bisbiglio pre-allenamento, l'uscita dal Dojo con le proprie gambe (è sempre una sorpresa), e mille particolari ancora da descrivere.

C'è qualcosa di diverso, però. Come una specie di riflesso, non sai da dove arriva ma lo vedi.
Ho speso innumerevoli cicli macchina nel pensare cosa potesse essere.

Forse l'ambiente, il gruppo, il maestro, il tipo di disciplina studiata, l'approccio metodologico, l'inaccessibilità di alcune tecniche, l'obiettivo che si sposta costantemente ed inesorabilmente avanti?
Probabilmente si. Tutte queste cose cooperano (e alle volte concorrono) a quel riflesso di cambiamento che rende questo studio sempre differente. Ma non corrisponde precisamente alla sensazione che cerco di delineare. Manca ancora qualcosa.

Forse è una diversa percezione di te stesso rispetto allo studio?
Ci siamo quasi. Lo studio Shinseikai non include sconti per nessuno. Duro per tutti, ognuno di noi è certamente in grado di valutare variazioni anche minime della nostra percezione, traendone vantaggio.

Forse sei cambiato tu?
Ci siamo. Non è detto che ciò sia avvenuto per il meglio, ma certamente un cambiamento forte c'è stato da dentro. Ripensando ai preliminari della prima giornata Shinseikai - ventiquattro mesi fa -  e avendo a disposizione una macchina dello psicotempo, in grado di dare un'occhiata fugace al riflesso di me stesso, vedrei:

- Un tizio che si crede mediamente in forma.
- Un tizio che si crede mediamente un 'subject matter expert', un esperto su materie specifiche.
- Un tizio che si crede mediamente un comunicatore.

Spengo l'immaginaria e magica macchina, e svanisce il riflesso. Guardo quel che ne rimane, con le considerazioni sul cambiamento ed i suoi effetti, e penso a quanto sono fuori forma, al fatto che non basta una vita per apprendere, e che in realtà non comunico più come una volta. Sorrido. Sono un uomo fortunato, quello che per molti è tornare indietro per me è continuare ad andare avanti.