Wednesday, February 23, 2011

Vero o Falso?

Pensiamo sempre noi stessi come qualcosa di speciale, difficilmente raccontabile se non per mezzo di discorsi profondi o di metafore più o meno efficaci. E con noi, non sono di immediata comunicazione le nostre riflessioni. Alcune rimangono lì, in attesa di raffinamento. Altre salgono pian piano su e ci convincono di qualcosa. Altre ancora vanno velocemente verso l'alto e formano le nostre idee. Processi interni, che normalmente afferiscono all'area psicologica.
Poi, nel mezzo di una conversazione casuale, sono altre persone - esterne alle proprie sensazioni o ad un contesto particolare - che ci porgono - quasi violentemente - una illuminante verità su cui riflettiamo (magari) da mesi, a cui eravamo arrivati con fatica e convinzione.

Esempio.
Alla fine di una session, il grande musicista Marco Carpita mi chiede informazioni sulla disciplina Shinseikai, e da quanto tempo sono praticante.
Meno di due anni, rispondo.
Allora hai iniziato da poco. Non dovresti essere cintura gialla? - mi dice.
Gli dico che che il passaggio di cintura è soggetto ad un tosto ed attento esame Shinseikai, e che non c'è alcuna 'corsia preferenziale'.
Mi guarda. E mi dice, comprensivo: "Non ti regala niente proprio nessuno".
Vero.

Altro esempio.
Accompagnando Alex e Lara alla sessione di nuoto, si discute tra genitori la pratica del nuoto e dello sport in generale. Chi corre, chi calcia, chi nuota. Esprimo la mia ammirazione e passione per il nuoto, che non pratico più da qualche tempo. Una delle mamme mi chiede perchè. Racconto in maniera minimale la mia minima esperienza e i minimi risultati nel mondo del Karate.
Sgrana gli occhi, e mi dice: "Allora alleni anche la mente, oltre che il corpo."
Vero.

Mai sopravvalutarti, mai sottovalutare gli altri, nel Karate come nella vita. Nel Karate un colpo può mandarti al tappeto, nella vita una semplice verità detta da altri può farti sentire presuntuoso, e farti cadere ugualmente.

Tuesday, February 22, 2011

Baby steps.


Gli specchi del Dojo si limitano - silenziosi - a riflettere figure che scattano velocemente, e che sembrano rallentare per dar luogo ad un nuovo guizzo. I suoni sono sincronizzati ai movimenti, amplificati dal riverbero della sala adibita a Dojo e dagli allenamenti passati. Mi guardo ad uno degli specchi con l'angolo di un'occhiata sbilenca. Una macchia bianca, statica ma fuori fuoco.

Tecnicamente ho diciotto mesi. Non mesi qualsiasi. Mesi Shinseikai.

Un bimbadulto allevato nel Dojo, che indossa il Karategi, imprigionato nel corpo di un quasiquarantottenne che cerca di parlottare il linguaggio degli adulti (i Kihon), alle volte gioca con bambini più grandi (i Kumite) e spesso si limita a guardare cose e forme che non riesce a comprendere appieno (i Kata).  Tra qualche tempo sarà il periodo dei "perchè?", e degli interrogativi insoluti che cercano risposta. Ad ogni perchè ne seguirà un altro, come in una catena cinetica che il Sensei si premura di spiegare durante le lezioni.

Il bimbo è in posizione di partenza/attesa del comando. Cerca di liberare la mente da pensieri inutili, che ritornano dalla porta di servizio rimbalzando sulla possibilità di svolgere un allenamento A (dove pensa di aver eseguito bene i comandi e le tecniche, e verrà in seguito smentito), un allenamento B (dove crede di aver eseguito bene comandi e tecniche ma in realtà non l'ha fatto e viene smentito subito, pronto cassa) o un allenamento C (dove sente di aver sbagliato tutto e invoca un microscopio per recuperare l'Ego oramai ridotto a livello ångström). Pensando alle tre possibilità (A, B o C) la mente si riempie ed il bimbo perde la concentrazione ("perché la perdo?") e perde - soprattutto - il tempo per eseguire correttamente comando e relativa tecnica.

Forse il Karate corrisponde proprio a svuotare la mente di pensieri e del loro eco, per far posto alla concentrazione ed alla voglia di praticare. Del resto, il talento è anche perservare nell'allenamento. E non solo del Karate, ma anche di altre discipline. Correre, ad esempio. Scrivere. 

L'importante è ricominciare.