Wednesday, June 23, 2010

The Beginning.

Ho pensato a mille - e non più di mille - modi per scrivere un post adeguato ad un clima agrodolce di festa (dolce per il clima festoso, acre per la fine di un ciclo), come il termine di un anno accademico Shinseikai. Ed ogni singolo modo non mi sembra appropriato.

Pensavo al modo "Forrest Gump". Il Sensei continua a correre, noi corriamo dietro lui. Il Sensei si ferma, noi ci fermiamo. Il Sensei dice: "Sono un po' stanchino, penso che me ne tornerò a casa". Noi diciamo: "E cosa facciamo adesso?".


Pensavo al modo "2001". Una scimmia antropomorfa si accorge dell'esistenza di un monolito nero, si avvicina cauta, lo tocca, e dopo un cambio repentino di inquadratura si trasforma in uno studente di Karate completo di Karategi, Obi, paratibie e guantoni.


Pensavo al modo "Odissea". Il Sensei lascia il Dojo per lidi sconosciuti, viene trattenuto per 30 giorni dai capricci degli dei, ritorna nel Dojo per vederlo inaspettatamente pulito, ordinato, con tutti gli armadietti funzionanti e le docce biancosplendenti come in un hotel di Stoccolma a 5 stelle.


Pensavo al modo "Conte di Montecristo". Il Sensei viene esiliato da individui oscuri, che prendono il possesso del Dojo a fini televisivo-pubblicitari (documentari sugli effetti del Karate nella terza età). Sotto mentite spoglie, il Sensei ritorna al Dojo presentandosi come il Conte Calippo Filà e si vendica propinando due calcetti a ciascun cattivo, riuscendo a riappropriarsi del Dojo e ricominciando le regolari lezioni.

Vedete, ogni modo è sbagliato. L'errore, probabilmente, è compararlo con altre esperienze del passato, cercando le possibili analogie e le ovvie differenze.

Occorre, invece, far tesoro delle nuove esperienze, ricordarne i punti difficili, quelli comici (ridere di noi stessi è quello che ci distingue dalle amebe) e - per i più fortunati - la serenità interiore che ne può derivare.

Personalmente ho tentato di seguire un tracciato attraverso un blog, strumento moderno, di semplice accesso e di altrettanto banale composizione, con risultati alterni. Non ho riletto i post, forse un giorno lo farò.

Il Dojo mi mancherà, il blog mi mancherà. Ogni fine ha un suo inizio, e quindi questo è un post di un nuovo inizio. Vedremo cosa ci riserverà il percorso che - da bipedi - ci è stato assegnato dalle mutevoli condizioni dell'universo. E, come per ogni rappresentazione teatrale (tutto il mondo è un palcoscenico, e gli uomini e le donne son soltanto degli attori, che hanno le loro uscite e le loro entrate), vi invito alla regola aurea suggerita dal capocomico, dopo gli applausi finali, all'audience che sta lentamente uscendo dal teatro: "Se vi è piaciuto ditelo, se non vi è piaciuto tenetelo per voi".
Arrivederci, OSU!

Wednesday, June 16, 2010

(I miei) 10 motivi per odiare l'estate.

  1. D'estate (non tutta, fortunatamente), il Dojo tende ad essere chiuso. Come farò?
  2. Ho pelle iperborea ed incompatibile con i fotoni terrestri, mi mazzancollo dopo 30 secondi di esposizione.
  3. Un viaggio a vicine località balneari è desiderabile come un esame della prostata.
  4. Il caldo è poco compatibile con il rock'n'roll, l'hard rock, l'heavy metal e le musiche ad alta energia.
  5. Le piscine sono piene di bipedi in balneazione e non di nuotatori. Sconsigliabili a chi si reca in una piscina sperando di effettuare attività fisica.
  6. Il mio primo Luglio senza Dojo durerà circa 90 giorni percepiti. Un mese quanto un trimestre.
  7. Dovrò comunque indossare il Karategi almeno una volta alla settimana, altrimenti lui indosserà me.
  8. Le attività fisiche sostitutive aiutano, ma esaltano la lontananza ed il desiderio di ritornare.
  9. Alla riapertura del Dojo ci aspetta la prova panettone estivo (chi frequenta, sa). Tremo all'idea.
  10. Cosa ritroveremo negli spogliatoi del Dojo dopo mesi di inattività? (non aprite quella porta)
Oh, Deità dei Mawashi e delle flessioni Seiken, datemi la forza di sentirmi nel Dojo anche se sono lontano... l'attesa del ritorno sarà meno pesante.
(Inchino).

Tuesday, June 8, 2010

Racconti Shinseikai brevi.














Lo studente bussò alla porta del Dojo. Il Maestro aprì la porta lentamente, e chiese:
"Che cosa cerchi?"
Lo studente rispose, esitante:
"Non lo so".
Il Maestro pensò, e poi disse:
"Puoi entrare".

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Lo studente bussò alla porta del Dojo. Il Maestro aprì la porta, e chiese:
"Chi sei?"
Lo studente rispose:
"Non lo so".
Il Maestro disse:
"Puoi entrare".

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Lo studente arrivò al Dojo dopo tre giorni di cammino tra i rovi, e bussò alla porta. Il Maestro aprì la porta a metà, e chiese:
"Da dove vieni?".
Lo studente rispose:
"Vengo da tre giorni di cammino tra i rovi, e ho sudato sette camicie - che non posseggo -  per arrivare qui, conquistare un posto nel tuo Dojo, ed apprendere i tuoi insegnamenti, Sensei".
Il Maestro chiuse la metà della porta, e non la riaprì.

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Lo studente arrivò al Dojo in una carrozza trainata da due cavalli neri. 
Scese, e bussò alla porta.
Il Maestro aprì la porta, e rimanendo sulla soglia disse:
"Perchè sei qui?"
Lo studente rispose:
"Mi annoiavo".
Il Maestro fece entrare lo studente, e pensò:
"Da ora non lo farai".

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Lo studente arrivò al Dojo con la sacca sulle spalle, e bussò alla porta.
Il Maestro aprì la porta, e aspettò le parole dello studente.
Che non aprì bocca.
Il maestro fece entrare lo studente, e disse:
"Benvenuto".

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Lo studente arrivò al Dojo un giorno prima, e bussò alla porta.
Il Maestro non c'era, stava allenando un altro studente.
Lo studente aspettò. Il giorno dopo, bussò alla porta.
Il Maestro aprì la porta, e disse:
"Da quanto sei qui?".
Lo studente rispose:
"Da ieri".
Il Maestro chiuse la porta senza alcuna spiegazione.

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Lo studente arrivò al Dojo con la faccia gonfia e pesta, e bussò alla porta.
Il Maestro aprì.
Guardò lo studente.
Lo anticipò, dicendo:
"Non è il momento".
E chiuse la porta.

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Lo studente arrivò al Dojo completamente coperto di fango e polvere, e bussò alla porta.
Il Maestro aprì, e disse:
"Di cosa hai bisogno?".
Lo studente rispose:
"Di acqua, per lavarmi".
Il Maestro fece strada, e disse:
"Puoi entrare".

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Lo studente arrivò al Dojo, e bussò alla porta.
Nessuno rispose.
Bussò di nuovo.
Nessuno rispose.
Bussò ancora, più forte.
Nessuno rispose.
Lo studente mise la sacca sulle spalle e tornò sui suoi passi.
Dietro la porta, il Maestro, sospirò.

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Lo studente arrivò al Dojo, e bussò alla porta.
Il Maestro aprì, e mise in mano allo studente una scopa.
Lo studente iniziò a spazzare l'ingresso, ed una volta finito l'ingresso fu invitato dal Maestro a spazzare i locali del Dojo.

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Lo studente arrivò al Dojo con una domanda ben precisa in testa.
La paura di essere rifiutato era pari alla curiosità che serbava oramai da tempo dentro di sé.
Si fece forza. Bussò alla porta del Dojo, tre battiti inequivocabili.
Il Maestro aprì, e disse:
"Cosa vuoi sapere?".
Lo studente rispose:
"Sensei, perché alcuni studenti riescono ad entrare ed altri no?".
Il Maestro sorrise, si scostò di lato, e disse:
"Entra pure, te lo insegnerò".
E, sorridendo, chiuse la porta.