Saturday, December 5, 2009

Folklore II




Mentre il 2009, oramai ridotto ad un arzillo vecchietto, sta correndo verso il traguardo SanSilvestrino per "portar lo testimonio" al 2010 (chiedo scusa, Dante dà dipendenza), siamo già circondati da pubblicità che ti ricordano del Natale di regalare di non preoccuparti di anestetizzarti di rimandare i problemi al prossimo anno di dormire di iniettarti dosi sempre più massicce di TV a pagamento per sollazzare la tua voglia di divano lasciandoti, certamente, più povero di prima. In tutti i sensi. 

Invischiati tra questo pattume multimediale, che non risparmia (ahinoi) anche la Rete e canali di comunicazione meno mesmerizzanti della TV, ci accorgiamo che il Dojo è un santuario, un rifugio che permette di prendere le distanze da spazio e tempo (rispettivamente, Roma - Italia e Dicembre 2009) e di rivolgere la nostra completa attenzione su cosa dobbiamo migliorare, anzichè cosa dobbiamo comprare. Le mie parole, povere e inadeguatamente vergate su di un blog nero e anonimo (e quindi molto allineato al suo padrone), non riescono a spiegare bene cosa si prova in quei secondi post-lezione dove siamo invitati a pensare alle aree di miglioramento e di crescita interiore, oltre che sportiva. Quello che so, però, è che non mi è mai capitato di lasciare quei secondi vuoti, come credo non sia mai capitato a nessuno. 

Oltre al Dojo, però, ci sono altri valori che non cambiano. Che restano lì, immobili, immutati, invecchiati come un buon vino d'annata, come un brano di musica classica che con gli anni aumenta la sorpresa di chi ascolta. Come, ad esempio, lo Spogliatoio.

Lo Spogliatoio e la Smemorina.

Un argomento già affrontato in uno dei post precedenti, concernente lo Spogliatoio, è la presenza inquietante di artefatti semiorganici che farebbero felici interi reparti della Polizia Scientifica: scarpe, magliette, felpe, fasce, calzini e indumenti sportivi non identificabili neanche con accurate analisi al Carbonio-14. 
La presenza è inquietante per l'assenza dei proprietari.
Ho elaborato una teoria, autoctona, ma supportata da studi internazionali e finanziata dal Gas Technology Institute (http://www.gastechnology.org/) che riguarda l'argomento.
Gli innumerevoli allenamenti Shinseikai, uniti a quelli di altre discipline (Boxe), hanno prodotto - nel tempo - vapori letali nell'area corrispondente allo spogliatoio maschile che rimangono residenti ed attaccano direttamente i centri della memoria. Tali vapori hanno l'infausto effetto di lasciare i malcapitati avventori incapaci di intendere e volere e, soprattutto, di ricordare il prelievo di indumenti sudati ed accessori (sudati anch'essi). L'enzima contenuto in questi vapori è stato battezzato Smemorina, ed è particolarmente aggressivo: basta un allenamento, e oplà, la Smemorina esegue il suo diabolico compito, facendo scordare di tutto, di più.
A giorni dovrebbe arrivare il referto del GTI (vedi sopra) in grado di dare indicazioni precise sulla produzione di un antidoto.

Armadietti e Salto Quantico.

Lo studente Shinseikai dotato di portafoglio, chiavi e cellulare al seguito può sperimentare l'essenza del Salto Quantico cercando di porre i propri effetti personali nei microarmadietti posti fuori lo spogliatoio. Ho utilizzato il termine cercare in quanto i vapori letali descritti nel punto precedente hanno cambiato il funzionamento degli armadietti rendendolo non euclideo e indipendente dalle quattro dimensioni conosciute.
L'apertura dei locker non è omogenea: scegliendo sempre lo stesso armadietto (ad esempio, il 18), si aprirà correttamente solo di giovedì, con tempo sereno e prima del solstizio di inverno. Qualsiasi variazione di questa combinazione causa la chiusura ermetica o il funzionamento non corretto dell'armadietto, rendendolo inservibile.
A volte, gli armadietti scambiano proditoriamente i loro contenuti lasciando interdetti i proprietari degli oggetti ivi contenuti: il contenuto del 16 va nel 21 e quello del 21 va nel 4 che è chiuso da sei anni.
Ricordo bene che una volta Ivano il Giallo mi chiese di condividere uno degli armadietti, apparentemente innocuo, unendo i nostri averi. Aprendolo alla fine della lezione, trovammo una tessera della P2, un barattolo di marmellata scaduta e una figurina di Facchetti.

La Via Crucis.

Prima dello Spogliatoio spraybiotico e degli armadietti sudoku, il Dojo si contraddistingue per il grande spazio, il ring, la zona sacchi e soprattutto per le pareti costellati di immagini di combattenti, pugili, campioni e bipedi dotati di coraggio, quasi sempre con guantoni e l'aria di chi ne date (e prese) proprio tante: è la Via Crucis. Da Mohammad Ali fino ai campioni locali, ci sono tutti. Alle volte ho come l'impressione che si divertano a guardarci. Chissà cosa si dicono quando la palestra è vuota.

Martedì prossimo non c'è lezione.
Che tristezza.

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