Saturday, October 31, 2009

Perché continui a correre?

Perché credo sia giusto.
Perché nella mia vita non ho mai corso abbastanza.
Perché se corro non rischio di addormentare la mia coscienza.
Perché vorrei correre meglio.
Perché se non corro io lo farà qualcun altro.
Perché qualcun altro non potrà mai farlo.
Perché mi è stato dato un esempio, e lo vorrei dare ai miei figli.
Perché quando corri non parli, corri e basta.
Perché quando corri, devi pensare, e tenere la mente lucida.
Perché, se non corri, qualcuno può incazzarsi.
Perché, se non corri, ti puoi incazzare tu.
Perché correndo non sfidi solo qualcun altro, sfidi anche te stesso.
Perché le promesse vanno mantenute, e correre è una promessa.
Perché correndo si impara.
Perché quando un amico, mentre corri, ti da una pacca sulla spalla, corri di più.
Perché quando un nemico, mentre corri, ti fa inciampare, corri di più.
Perché quando si corre siamo un po' tutti nella stessa barca.
Perché quando si corre si dicono meno corbellerie.
Perché se tutti corressero - forse - ci sarebbero meno problemi.
Perché dopo un po' la fatica inizia a farsi sentire.
Perché quella fatica è il tuo prossimo ostacolo da superare.
Perché mi piacerebbe correre da solo, dove non c'è anima viva.
Perché mi piacerebbe correre tutti insieme, e sentire anche la fatica degli altri.
Perché finita una corsa, ce n'è subito un'altra.
Perché dopo che ho corso, i post sul mio blog sono accessori non originali.
Perché, quando corri, tutto il resto è lontano.
Perché, quando corri, tutto il resto non è lontano abbastanza.
Perché per correre non devi essere un genio, devi correre e basta.
Perché gli amici corrono, i nemici corrono, e gli altri non stanno a guardare.
Perché correndo c'è un singolo, memorabile attimo in cui sconfiggi la gravità.
Perché correndo - alle volte - ci si commuove.
Perché correndo - alle volte - ti senti veramente di dover iniziare daccapo.
Perché correre ti fa scappare più in fretta in caso di pericolo.
Perché correre è un altro giorno, e un altro giorno è sempre un miracolo.
Perché la corsa serve anche a sgonfiare i palloni gonfiati.
...
...
...
Perché correre è la metafora perfetta.

Grazie a chi ci insegna - ogni volta - a correre un po' di più, e meglio.

Saturday, October 24, 2009

Folklore

Nulla mi fa sogghignare di più di alcune caratteristiche che, ogni martedì-giovedì-avoltesabato, ritrovo con con simpatia e con rinnovato rispetto nelle stanze del luogo-dove-si-segue-la-via.

Lo spogliatoio.
Immaginate uno spazio vitale di 25 m² (o meno) occupato da 40 persone che hanno con sé borse la cui capienza è misurabile in ettolitri contenenti karategi cinta guantoni paratibie paradenti scarpette fasce cavigliere, materiale da doccia (vedi sotto) e da asciugo post bellico. Il risultato è il tipico effetto farfalla (teoria del caos): un battito di ciglia di Mattia giù in fondo provoca una leva con proiezione a me - povero bianco inesperto - che sono dall'altra parte. Molto di questo materiale da combattimento viene poi perso o abbandonato da crudeli padroni, e non di rado è possibile vedere qualche fascia Leone del 1976 scappare via veloce per evitare la tortura del cesto degli orrori (vedi sotto).

Le docce.
Chiamarle docce è - secondo me - improprio. Trattasi di dispositivi di erogazione casuale di acqua, pensati, disegnati, installati e resi operativi attraverso una rigida logica booleana. La doccia eroga, o non eroga. Eroga acqua in ebollizione, o acqua proveniente da Capo Nord, e spesso combinazioni veloci tra le due. Ho visto più di una volta persone Shinseikai, e quindi abituate a superare costantemente i propri limiti fisici e mentali, avvicinarsi timorose e riverenti prima di entrare nelle cabine della sorpresa (definizione più appropriata, non sai mai cosa può capitarti).

Il pavimento dello spogliatoio.
Visto il comportamento delle cabine della sorpresa, provate ad immaginare le condizioni del pavimento dello spogliatoio. Sono presenti, in pratica, tutte le sedimentazioni e tipologie di terreno esistenti al mondo, dal desertico al limaccioso, dal pluviale al montano.
Abbiamo ricevuto diverse richieste da parte di geologi per conto di università prestigiose (Oxford, Frascati) al fine di analizzare e studiare i vari compound nel corso del tempo, ma per il bene del Dojo e dell'attività Shinseikai sono passate tutte in second'ordine.
Ogni oggetto che cade in preda al rigore gravitazionale trasforma la faccia del proprietario dall'inaspettato all'orrorifico, il tutto in un istante. Una volta toccato il pavimento, non c'è molta scelta: disinfezione nucleare o cesto degli orrori.

Il cesto degli orrori.
E' lì. Sempre presente. Sempre pieno. Ti guarda dal basso verso l'alto con aria di sfida e di (vera e propria) intoccabilità. Qualcuno mi ha sussurrato, prima dell'inizio delle lezioni, che tra i vari strati di reperti pare ci siano magliette ancora sudate di George Foreman, le fasce di Primo Carnera (due lenzuoli, in pratica) e un sospensorio mummificato di Achille, l'eroe dell'antichità omerica. Un compagno di botte mi ha anche giurato di vederlo muoversi, a tempo, mentre il Sensei scandisce gli ordini e li enumera con ICHI - NI - SAN - SHI - GO - ROKU - SHICHI - HACHI - KU - JU!!

La luce del parcheggio.
Se esiste un algoritmo che ne regola l'accensione e lo spegnimento, vi prego di farmelo sapere, lo potremmo vendere a Google e con gli interessi comprare delle torce autoalimentate.

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Martedì, il Dojo, mi mancherà.

Wednesday, October 21, 2009

Leggere attentamente le istruzioni prima dell'uso...

La lezione di ieri - la diciottesima - mi ha fatto capire diverse cose importanti. O forse, le ha fatte levitare dallo strato di cognizione allo strato di convinzione. O forse, ne ero già convinto, ma vederle - e soprattutto sentirle fisicamente - ne ha amplificato la verità.
Le tecniche di difesa personale che il Sensei ci ha mostrato possono essere - letteralmente - armi micidiali.

Leve, proiezioni, ostruzioni delle vie respiratorie tramite compressione del collo, e le loro eventuali combinazioni, debbono essere evitate a tutti i costi. La disciplina, in tal senso, ci obbliga - fortunatamente - alla comprensione dell'etica che è applicata alla conoscenza ed alla pratica di queste tecniche. Credo anche che il discorso possa essere esteso all'intera arte del combattimento, e non solo alla difesa personale.  L'utilizzo può essere solamente applicato in casi di eccezionale gravità. In effetti, rabbrividisco al solo pensiero che tali armi possano cadere nelle mani sbagliate (o, in questo caso, nella testa sbagliata) - ma, di fatto, nulla può impedirlo.

Quello che possiamo fare è ascoltare il consiglio del Sensei, molto semplice e diretto: la disciplina è tutto, ed è quello che ci distingue dagli altri. Con la disciplina, la costanza, la pratica (ed il sudore associato, in ettolitri) è inevitabile acquisire l'etica necessaria a renderci più forti non usando quel che porta distruzione.

Saturday, October 17, 2009

Pubblico Ludibrio.


















Ho perso la scommessa fatta con me stesso, e dopo inevitabile conciliabolo interiore sono costretto a riferire pubblicamente le mie mancanze dello scorso allenamento di giovedì come farebbe uno scolaretto delle elementari (o Bart Simpson) con il cappello da asino e dietro la lavagna (e, soprattutto, senza usare il copia-e-incolla):

Non sono riuscito a finire il riscaldamento.
Non sono riuscito a finire il riscaldamento.
Non sono riuscito a finire il riscaldamento.
Non sono riuscito a finire il riscaldamento.
Non sono riuscito a finire il riscaldamento.
Non sono riuscito a finire il riscaldamento.
Non sono riuscito a finire il riscaldamento.
Non sono riuscito a finire il riscaldamento.
Non sono riuscito a finire il riscaldamento.
Non sono riuscito a finire il riscaldamento.
Non sono riuscito a finire il riscaldamento.
Non sono riuscito a finire il riscaldamento.
Non sono riuscito a finire il riscaldamento.
Non sono riuscito a finire il riscaldamento.
Non sono riuscito a finire il riscaldamento.
Non sono riuscito a finire il riscaldamento.
Non sono riuscito a finire il riscaldamento.
Non sono riuscito a finire il riscaldamento.
Non sono riuscito a finire il riscaldamento.
Non sono riuscito a finire il riscaldamento.

Perdere una scommessa contro se stessi fa più male che contro qualcun altro.


Immagine presa da Air Force One su Flickr.

Wednesday, October 14, 2009

Il Signore dell'Anello

Ehilà, mondo. Ottima lezione, ieri sera. 
Inizio a non preoccuparmi più del numero della lezione, ma di cosa riuscirò a portare a casa (corpo incluso). 
L'ambiente del luogo-dove-si-insegna-la-via incoraggia l'apprendimento esponenziale, e la lezione di ieri sera ne è stato un esempio calzante. Ogni studio di tecniche effettuato con gli allievi più anziani (i "colorati") ti insegna differenti movimenti e differenti modi di pensare, che riutilizzerai subito dopo.


Ed ora le (auto) critiche.
(voce del Sensei: Dai Dai Dai Dai Dai! Non cedere!)
Non riesco ancora ad eseguire gli esercizi di riscaldamento in maniera piena e completa, e questo mi frustra un po'... Credo che il connubio tra corpo e mente sia una relazione difficile e piena di litigi. Deve, comunque, essere funzionante e ben oliata in uno sport come questo, dove la catena pensiero-azione-pensiero-pensiero è importante (credo) tanto quanto la catena cinetica.
(voce del Sensei: Sciolto!)
Sono ancora rigido. Il ripasso delle tecniche con i colorati  serve per impostare la precisione dei movimenti e - fortunatamente - per evidenziare gli errori. La mia non-scioltezza è evidente, e mi è stata fatta notare in tutte le occasioni. Ci devo lavorare sopra.


Ieri sera ho anche avuto l'onore di vedere il Sensei in azione, sul ring. Il Signore dell'Anello. Il Sensei cambia forma e sguardo, quando è sul palco del combattimento. Il malcapitato avversario può accorgersi che i suoi occhi diventano neri, anche senza cambiare colore, mentre porta i colpi - completamente attutiti, in versione Demo - che arrivano senza l'attrito dell'inesperienza.
Ieri sera, quel malcapitato ero io, e ... spero succeda spesso. :-)
Dai Dai Dai Dai Dai, manca un solo giorno a giovedì.

Saturday, October 10, 2009

InnerVision

[Ambiente: Casa. Poco illuminato.]
Mattina presto. Piove. La pioggia attutisce i rumori molesti delle scimmie urlatrici di quartiere, li devia, li copre, li schiaccia verso gli inferi lasciando illusione di normalità.
Apro gli occhi.
E' Sabato. Un sabato mattina di disciplina, ma diversa dalle mattine di sport a cui ero abituato.
Mi preparo. Ascolto musica, le parole e le note dei Porcupine Tree sono malinconiche ma ferme e profonde. E perfette per una mattinata di pioggia.
I movimenti sono rilassati. E' sabato. Ma sono più veloci. C'è attesa. Fermento interiore.
I numeri da uno a dieci, usati nelle ripetizioni dell'allenamento nel Dojo, continuano la loro risonanza ed io li seguo, anche se so che durante la lezione la mia mente soggiacerà alle esigenze del corpo e non riuscirò a pronunciarli. Molte proposizioni pensate lungamente prima di entrare nel Dojo, poi, evaporano, o semplicemente non riescono a manifestarsi correttamente. Erano lì, ma sono rimaste lì. Un'altra delle cose che dovrei segnare nel mio taccuino dei miglioramenti.
La tazza del mio tè preferito è ancora bollente, e guardo le evoluzioni del vapore. Una situazione vissuta tante volte - fortunatamente - ma che stamane sembra essere speciale.

"Non pensare di esserlo. Convinciti di esserlo."



[Ambiente: Dojo. Mattinata di sole dopo la pioggia.]
Alcune circostanze non mi permettono di essere esplicito come vorrei, ma l'allenamento di stamattina mi ha colpito più di altri. E, sull'intero turbine tempesta tornado tuono di emozioni che possono affiorare guardando il sincronismo di giacche bianche che sfidano ogni istante la dannazione della gravità, vorrei ricordarmene due.

Il rispetto. La dignità con cui si onora il talento e la passione. Purtroppo, l'unica insegnante valida per una materia non accademica è la vita stessa, e le sue figlie: esperienza, disciplina, costanza.

Lo sguardo. Lo sguardo della persona che insegnando trasmette ricchezza interiore è uno sguardo profondo, umile ed allo stesso tempo forte. Uno sguardo che irradia rispetto per gli altri, per se stesso, per la disciplina che ama insegnare.

Sapevo queste cose, ma ora ne sono convinto.

"Non pensare di esserlo. Convinciti di esserlo."



[Ambiente: Casa. Pensieri Post-Training.]
Continuo a scrivere post su questo blog ignorando l'inversa polarità penna/pugno.
La penna, seppur digitale, mi è familiare. E' una zona di conforto. Sono costretto a scrivere e parlare in modi diversi per motivi professionali, anche se la miglior poesia, alle volte, è il solo silenzio. Il pugno, invece, mi è sconosciuto. Dopo un mese, so a malapena che esiste. E' un black hole, denso, con velocità di fuga talmente elevata da attrarre sensazioni (e cose) non prevedibili a priori.

Rispetto, Umiltà, Dialettica penna/pugno. La lista presente nel taccuino dei miglioramenti è sempre, rigorosamente, più lunga delle attestazioni di autostima che riesco a formulare, e la dialettica penna/pugno aggiunge un'altra riga che un giorno, magari lontano, sarà barrata per far posto ad altro.

"Non pensare di esserlo. Convinciti di esserlo."

Friday, October 9, 2009

Emozioni non lineari.


[Fast Forward: Venerdì, mezzogiorno]

Sembra passata una vita dall'inizio, ma è nulla. Un solo attimo. Tredici flessioni. Tredici squat. Tredici salti. Tredici sguardi in Tredici secondi. Tredici chiacchere nello spogliatoio.
Meridiano zero, il tempo passato dalla prima lezione è infinitamente piccolo rispetto all'obiettivo che ancora debbo tracciare, e sufficientemente grande per comprendere la solitudine di chi accende una candela a buio pesto e si accorge di non vedere nulla.

Caro lettore, non ti crucciare
non intendo esser amaro
quel che scrivo forse è chiaro
per capire dove andare.

Concentrazione. Studiare imparare capire ripetere ripetere ripetere ripetere e non cedere.

Meraviglioso :-). Inizio a reagire al training del giorno precedente. Non ho bollettini di guerra che mi provengono dal corpo, oggi. E' Venerdì, e domani ci si allena.
Sono un tipo fortunato!
;-)

[Rewind: Giovedì, ventuno e trenta]

Bella lezione, la quattordici (tredici, partendo da me, lo zero).
Nelle (poche) chiacchere pre-inizio Ivano il giallo si sorprende di vedermi asciutto.
Durerà poco, gli dico.
Il riscaldamento orchestrato da Tullio inizia velocemente, con passo sostenuto. Ogni esercizio inizia in pianura, che dopo pochi secondi diventa una salita, cambia in una salita ripida, e si trasforma rapidamente in una scalata sulla facciata nord dell'Eiger. Solo con te stesso, senza ganci ne strumenti di supporto.
Il tuo peggior avversario, te stesso. Voglio sconfiggerlo, superarlo. Se hai voglia di superare te stesso avrai anche voglia di superare gli altri, un giorno - dico tra me e me.
Pochi secondi, ed è tempo della tecnica, in coppia. Difendersi per poi attaccare. Schivare, assorbire, portare l'attacco sfruttando la forza dell'altro. Il Sensei corregge con occhio critico (e benevolo), e mostra gli esempi corretti. Io rubo con gli occhi, e metto da parte.

[Fast Forward: Venerdì, sei e quarantacinque]

La sveglia urla, ma il sonno è talmente profondo che non riesce a rompere la scorza del bozzolo che la notte mi ha costruito intorno. Sento solo uno scandire ritmico che mi accompagna alla mia tazza di tè, alla doccia ed alla scatola su ruote che mi porta in ufficio. Questi suoni continuano e mi provocano un semisorriso, incomprensibile agli altri, ma perfettamente sincrono con il mio umore (stranamente) leggero di questa mattina di OttobreGiugnoA25Gradi:
"ICHI - NI - SAN - SHI - GO - ROKU - SHICHI - HACHI - KU - JU!!"

Wednesday, October 7, 2009

Shinseikai benefits.

Post breve, oggi.
A parte qualche effetto collaterale della sfera fisica (zoppia, afasia, sciatalgia, qualche altra "ia") sto mentalmente enumerando i vantaggi di una pratica costante (o quantomeno ordinata) della disciplina Shinseikai:

  • Lunghe dormite in modalità "Sasso Granitico" fino ad urlo della sveglia che riporta al Matrixiano mondo vero.
  • Diversa percezione dell'altrui fisicità. Su questo punto, se sopravviverò, farò un post apposito.
  • Agilità e resistenza a fatiche improvvise ed impreviste (ad esempio, fuga repentina da creditori o da testimoni di Geova).
  • Occasionali dolori da contatto (ginocchi sbranati su gambe di tavolo, testate su appliances installate non a misura propria, cadute di oggetti pesanti su piede ad opera di colleghe d'ufficio) equivalgono a battiti d'ala di farfalla.
E, come mi faceva notare Ivano il giallo (cintura, non epidermide), "vaglielo a spiegare a Tizio che ho fatto sessanta flessioni in una manciata di secondi... non ci crederebbe...". Buon per noi. Il coraggio alle volte è interiore...
:-)

Tuesday, October 6, 2009

Litania del Martedì

Oh Potenti Deità della Geriatria e dell'Obsolescenza,
datemi la forza di non guardare l'orologio fino alle venti e trenta di stasera. Lo sguardo non fa accelerare le lancette.

Datemi la forza di tenere la guardia sempre alta, e gomiti stretti. Come diceva Gassmann nei Mostri di Dino Risi, "I cazzotti fanno male".

Datemi la forza di assorbire e disciogliere i Mawashi Geri Gedan, piegandomi leggermente per attutire il colpo. L'ultimo Mawashi Geri Gedan del Sensei, in versione Demo ExtraLite per Cinture-Bianche-con-Meno-di-Un-Mese-di-Esperienza, mi ha fatto rinnovare subito l'assicurazione sulla vita.

Datemi la forza di colpire con l'intero corpo, e non solo con le mie ipotrofiche membra, passando attraverso l'avversario. Ci vorranno mesi di studio e costanza, ed è necessario: l'intero corpo è più forte della singola parte.

Datemi la forza di imparare nuove tecniche, e di eseguire correttamente quelle che ho già visto: il segreto della vita è la combinazione di passione, precisione e forza interiore.

E, care Deità, vi prego. Non toglietemi la passione per quello che faccio. Meglio claudicare e sorridere che correre senza speranze.
Rispettosamente,
Gabba

Saturday, October 3, 2009

Shinseikai















Cime di nuvole e ricordi
rimpianti di anni scappati
e l'improvvisa fatica sudore sollievo
mantice in anima mai sopita

Come se l'incontro che arriverà potesse
sbiadire cancellare colpir duro
calmare guarire e dar conforto
all'inquietudine, che rimane dentro

Che lascia quest'uomo più vecchio
forse più ricco
e null'altro aspetta che un altro incontro.

Gabriele Provinciali, Sabato 3 Ottobre 2009

Friday, October 2, 2009

Power of ten

Lectio undecima, partendo da zero, e quindi capitolo dieci.
Grande lezione, ieri, che mi ha colpito per la capacità ed abilità del Senpai di percepire le esigenze degli studenti sottodotati (ai quali mi pregio di appartenere) e di adattare le spiegazioni di tecniche, movimenti e dettagli al ritmo del nostro apprendimento.
In più, gli allievi anziani ci hanno seguito con pazienza e precisione, evidenziando non solo gli errori ma anche le modalità per risolverli.

Il Dojo. Credo sia proprio questo.

Sono arrivato claudicante e con una ɐʇɹoʇs ɐʇɐızıuı ɐʇɐuɹoıƃ, la sezione destra del corpo balbettante e, soprattutto, un umore tendente al nero - perfettamente in linea con il colore che preferisco indossare al di fuori del luogo dove si segue la via.
La lezione di ieri ha cambiato tutto, e il cambiamento è vita.

Come annotavo sulla SocioRetePortinaia, oggi è venerdì (sorriso), e domani ci allena (altro sorriso). Quando sarò in grado di flettere flessuosamente le mie flaccidità senza flebile flemma e flogosi ma con fluttuante fluidità, ne farò uno, interiore, che terrò solo per me. 
:-)